Non mi schiodo

di THEHAND

Mentre Malvino raccoglie le dichiarazioni dei cristiani di confessione non cattolica, favorevoli alla sentenza della corte europea, Filippo Facci nota che, a voler davvero applicare quei regolamenti di epoca fascista, oltre al crocifisso nelle aule bisognerebbe mettere la foto del presidente:

Anche la foto del Capo dello Stato dovrebbe troneggiare obbligatoriamente sui muri delle scuole, pure quella è prevista dai regi decreti del 1924 che regolamentano ancor oggi l’uso del crocifisso e che sono stati ripresi da varie disposizioni amministrative: ma il progressivo disuso dell’icona presidenziale – spesso maltrattata, deturpata da scritte o disegni, più spesso mancante – non accalora, non divide, all’apparenza non gliene frega niente a nessuno. Eppure, se può far discutere il significato di un crocifisso in un ufficio pubblico, quella foto appesa sul medesimo muro non dovrebbe prestarsi ad equivoci: è lo Stato nella sua forma più alta, la prima carica, il garante della Costituzione e via pompando. Tuttavia si scende sul piede di guerra per il crocifisso – che nella Costituzione o in Parlamento non c’è – e niente del genere accade per la foto via via scomparsa di chi la Costituzione dovrebbe garantire. Il Golgota infiamma più del Quirinale, e qualcosa vorrà pur dire.

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